Deceduto a gennaio 2018, Bruno Giacosa è stato un punto di riferimento del mondo del vino italiano, in particolare per le denominazioni Barolo e Barbaresco. Bruno è cresciuto tra le vigne: a soli 13 anni dava già una mano nella cantina di famiglia e ha subito imparato l’importanza della selezione dei grappoli durante le vendemmie; grazie alla sua competenza, ha saputo farsi notare anche come abile commerciante di uve. Prima di acquistare la sua tenuta, l'Azienda Agricola Falletto, vinificava uve provenienti da prestigiosi cru. In cantina, la macerazione dei vini rossi avviene in vasche di acciaio inox termoregolate. I bianchi vengono lasciati affinare in vasche di acciaio inox, mentre barbera e nebbiolo maturano in grandi botti di rovere. L’invecchiamento dura in media da 1 a 3 anni in base alle cuvée; queste ultime vengono lasciate riposare per qualche tempo in bottiglia prima di essere messe in vendita.

Il Barolo della tenuta Giacosa è un nebbiolo in purezza, il vitigno nobile della denominazione. Come previsto dal disciplinare di produzione, questa cuvée è frutto di un invecchiamento di almeno due anni in botti di rovere. Alla degustazione il vino si mostra quindi corposo, potente, strutturato, vellutato ed elegante, con intense note di frutti a bacca rossa e nera, fiori secchi, humus e cuoio. Una curiosità: in passato, tra il 1967 e il 1993, questa cuvée veniva realizzata solo quando l’annata lo consentiva, il che l’ha resa un vero e proprio oggetto di culto. In quegli anni, Bruno Giacosa produceva il suo vino a partire da uve acquistate nella denominazione.
Questa piccola gemma rara ormai fuori produzione testimonia quindi in modo autentico la maestria del viticoltore e il suo amore per questo terroir che ha saputo valorizzare così bene. Dotato di un ottimo potenziale di invecchiamento, questo delizioso vino va servito a 18 °C insieme a piatti di carattere, ad esempio un cosciotto d’agnello alle erbe cotto sette ore, un bœuf bourguignon o quaglie arrosto ai funghi con contorno di patate novelle.